30 Novembre, ecco un altro martedì dedicato al vino: l'Associazione Amici PerBacco, presso il consueto locale "Arco Antico", questa volta volta ci ha preparato una piccola verticale con tre annate di Ceuso, vino dell'omonima cantina della famiglia Melia,l'azienda è situata nel comprensorio di Alcamo e produce in tutto circa 120.000 bottiglie. Le annate erano quella del 2006, 2001 e 1998, sequenza in cui la sommelier Francesca Tamburello ce li ha fatti degustare. Adesso vi aspetterete un confronto tra i tre vini; ebbene questa verticale ha fatto emergere in modo particolare come il vino sia vivo, per cui non mi soffermerò molto sui profumi e suoi sapori, bensì lo tratterò come se fosse un essere umano.
Il Ceuso prende il suo nome dal territorio, ma di autoctono ha solo il Nero d'Avola, gli altri due vitigni utilizzati nel blend sono il Cabernet ed il Merlot, tutti e tre in percentuali variabili di anno in anno, con un affinamento di 12 mesi in barrique, poi 4 mesi in vasche di cemento ed infine, una volta imbottigliato, altri 12 mesi in vetro.
Aprire la bottiglia del 2006 è stato un vero infanticidio, il vino era troppo giovane, il Ceuso vanta poco più di 14 gradi, la sua parte alcolica era troppo forte e disturbava il naso, copriva infatti gran parte dei profumi, la prugna degradava verso una freschissima fragola, la spiccata acidità faceva risaltare ulteriormente la sua immaturità: un delitto da ergastolo.
Il 2001 era già molto più affascinante, un trentacinquenne ben avviato alla vita, padrone delle sue capacità di comunicare il cuoio e la prugna cotta, morbido al naso ed in bocca, con quel suo profumo alle erbe balsamiche, con quei tannini che solo un uomo leggermente brizzolato sa offrire ai suoi commensali.
Il 1998, invece, mostrava tutti i suoi anni, un uomo sulla soglia dei 60, prossimo alla pensione, spento nella vivacità dei suoi profumi, ma ancora vigoroso, con quella nota finale amara che solo la vita vissuta può dare.
Peccato che non ci fosse in degustazione un'annata ancora più vecchia, difficile visto che la prima produzione della cantina risale al 1995, diversamente sono sicuro che le prime tre bottiglie sarebbero state solo un prologo, perchè in verità dopo i 60, superato il traguardo della pensione, liberi dal solito tran-tran quotidiano, molti uomini ritrovano vigore e cominciano a rifiorire con del caffè, tanto cuoio e cioccolato, tanta morbidezza e tanti tannini sempre più fini, un uomo come un vino quasi da mordere ! E a tale epilogo che io mi affido, fiducioso della longevità del Ceuso.
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