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Maria Concetta Turco
I vini di Agareno alla prova del tempoPDFStampaE-mail
Mercoledì 22 Aprile 2015 21:08
Scritto da Maria Concetta Turco


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VerticaleMoscafr 01Salvatore Ballotta con Alessio VascellaroIn un tiepido pomeriggio di Aprile del 2015, mi ritrovo alla “Drogheria del Buongusto”, accogliente ed interessante luogo di prelibatezze sito in Via Nicolò Garzilli a Palermo, per intraprendere un lungo percorso degustativo con l'Azienda Agricola Agareno, attraverso una verticale di quattro annate, dal 2011 al 2014, del Galìci, Fiano in purezza dal 2008, e di dodici annate, dal 1999 al 2011, del Moscafratta, blend di Nero d'Avola, Merlot e Cabernet Franc.

L'azienda Agareno, come racconta con orgoglio ed entusiasmo Alessio Vascellaro, uno dei nove soci e responsabile alle vendite della stessa, nasce nel 1999, nel territorio di Menfi, nelle contrade che risalgono ai feudi della contea di Menfi e da cui i vini prendono il nome. I soci hanno messo assieme i propri vigneti, e i relativi vitigni (Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Nero d'Avola, Fiano, Catarratto) dando vita ad un unico grande vigneto di dodici ettari, su un terreno calcareo argilloso, che produce circa 60.000 bottiglie all'anno, con una resa media di 100 quintali per ettaro. I vini sono distribuiti soltanto in enoteche e ristoranti, e i mercati in cui l'azienda è presente, oltre a quello prettamente locale, sono Lombardia, Veneto, Germania, Svizzera, Romania. Negli anni, i vini Agareno hanno visto succedersi gli enologi Melia, Bàmbina, Centonze e Guzzo che hanno personalizzato e reso unici i prodotti dell'azienda.

VerticaleMoscafr 02I quattro Galìci in fresco

Iniziamo la degustazione dal Galìci 2011, un Fiano in purezza dal 2009 (in precedenza è stato un blend di Fiano e Catarratto), vendemmiato con pressatura soffice per la prima volta nel 2004, affinato in acciaio, vincitore del premio eleganza al Festival di Merano nel 2008 e nel 2010.

Il Galìci 2011 è un vino dallo stato evolutivo già vecchio, dal colore giallo tra il dorato e l'ambrato, dai sentori di uva passa, banana molto matura e mandorla, al gusto poco intenso e poco persistente.

L'annata 2012 ci riserva invece un vino maturo, dal colore giallo dorato, ancora ricco di sentori agrumati, di erbe aromatiche, con una discreta freschezza al palato ed un finale di mandorla.

Il 2013 è un vino pronto, dal bel colore giallo dorato, con un bouquet abbastanza intenso di sentori fruttati e floreali (banana, pesca, fiori gialli), di una discreta complessità. Al palato è piacevolmente fresco e persistente, con una nota amarognola nel finale.

Arriviamo al 2014, con un vino giovane, con un bel colore tra il giallo paglierino e il dorato, al naso sono predominanti i sentori di banana, di pesca, di mela, di gelsomino; al palato c'è un discreto equilibrio tra alcolicità e acidità, con un finale abbastanza persistente e con una gradevole armonia.

VerticaleMoscafr 03I dodici soldatini in attesa di essere degustati

Dopo questo piacevole preludio ed un assaggio dell'ancora giovanissimo Gurra 2012, tra un discorso sulla selezione dei lieviti propri del vitigno e uno sulle tecniche di pressatura soffice arriviamo alla verticale di dodici annate di Moscafratta, un itinerario lungo e complesso, ma senza il 2001 perchè esaurito. Tutte le bottiglie da degustare sono rimaste conservate in condizioni ottimali a cinque metri di profondità per tutti questi anni.

Il punto di partenza è l'annata 1999, affinata in barrique per 12 mesi. Il vino che abbiamo di fronte è un vino di ben 16 anni, maturo, con un colore tra il granato e l'aranciato, ancora intenso e vivo, ricco di sentori terziari di cuoio, caffè, cioccolato, spezie, sottobosco, di una bella freschezza e complessità, purtroppo poco equilibrato tra morbidezza e durezza.

Il 2000 ha un colore intenso, tra il granato e il rubino, con una interessante complessità olfattiva di sentori terziari di cuoio, caffè, cioccolata, spezie e anche sentori fruttati, di frutta rossa secca, ed erbacei. E' un vino elegante, intenso e persistente, ancora in gran forma, con una bella morbidezza avvolgente, equilibrata da una acidità piacevole.

Si passa poi al 2002, un vino dal colore rubino intenso, dai sentori di vernice, caffellatte e che al palato risulta troppo alcolico e tannico, con un tannino ancora aggressivo. Nel complesso poco equilibrato.

L'annata 2003 possiede un bel colore rosso rubino, all'olfatto evidenzia frutta rossa matura mista a tintura di iodio, vernice, viola. In bocca ha un tannino meno aggressivo del precedente anche se nel complesso risulta poco equilibrato.

Con il 2004 degustiamo un vino particolare, dove il rapporto fra i vari vitigni risulta sbilanciato dalla parte del cabernet: all'olfatto c'è una netta predominanza del peperone verde su tutti gli altri sentori. Possiede un bel colore rubino e al palato è molto morbido ed equilibrato. Risulta però un vino atipico rispetto agli altri finora degustati.

Il 2005 è un vino più equilibrato del precedente, dal colore rosso rubino intenso e con una buona acidità.

L'annata 2006 è quella in cui il legno la fa da padrona, sembra quasi di masticarlo, erano ancora i tempi in cui andavano di moda questi affinamenti invadenti. Sono molto evidenti le note di vaniglia e liquirizia, ed è un vino molto lungo, persistente, con un tannino delicato.

Il vino del 2007 si è perfettamente conservato: alla vista ha un bel colore porpora tendente al rubino, al naso ha sentori di caramello, vaniglia, erbacei e di vernice, al palato ha un' elegante morbidezza. Un vino equilibrato e persistente.

Arriviamo al 2008, quello che più di tutti, assieme al 2000, mi ha colpito per le sensazioni di piacevolezza. Alla vista ha un colore rubino brillante, all'olfatto i sentori di tabacco sono ben equilibrati con una prugna delicata, con polpa matura, il legno non è predominante e si ha un ritorno ad un uso meno invadente della barrique. E' un vino molto interessante dove morbidezza e freschezza ben si equilibrano, e che si chiude con una lunga persistenza aromatica.

Il 2009 è ancora un vino giovane ed acerbo, dal colore porpora intenso, dai sentori di frutti rossi, mora, mirtilli, con un tannino evidente.

L'annata 2010 condivide con la precedente il suo giovanilismo con in più una nota di affumicatura.

Chiudiamo con il 2011, un vino anche questo molto giovane, forse troppo, con un colore vivo ed intenso, con note balsamiche e sentori di ciliegia, con un tannino ancora caldo e astringente, ed una barrique che in queste ultime annate sembra tornare alle origini, con un uso meno intenso.

VerticaleMoscafr 04Un piatto di prelibatezze selezionate da Toti BallottaPer completare questa interessante degustazione il titolare della “Drogheria del Buongusto”, Salvatore Ballotta, che ha seguito il percorso degustativo, decide di stimolare ulteriormente la nostra curiosità facendoci provare alcune delle squisitezze che si possono trovare nel suo locale: il Don Carlo, pecorino pugliese a pasta dura della “Masseria del Duca”, la cui crosta è trattata con olio d'oliva, un Fourme d'Ambert, un formaggio francese erborinato vaccino, della Rocchetta Alta Langa, un formaggio leggermente stagionato a pasta molle di latte vaccino, caprino e ovino, il Pavet de Poitou, un formaggio caprino a crosta fiorita della Loira, e passando ai salumi, della Corallina laziale, un petto d'oca affumicato di Udine, un girello di carpaccio di Monza e un lonzino di maiale di Sant'Angelo di Brolo prodotto dall'azienda Fasolo.

Siamo giunti alla fine della degustazione, a serata oramai inoltrata dopo ben 5 ore e 17 bottiglie degustate, con la sensazione di aver fatto un lungo viaggio nel tempo, senza però essere riusciti a trovare difetti degni di nota, con vini estremamente longevi e che, dimenticati sottoterra, si sono mostrati ancora nella loro pienezza, vini sicuramente destinati ad invecchiare ancora e che possono dare il meglio di sé dopo molto tempo, vini da acquistare e conservare nella propria cantina, in attesa di essere aperti per una degna occasione, vini prodotti senza tecniche particolari e con budget ridotti come possono essere quelli di una piccola cantina, ma soprattutto, prova tangibile che i vini siciliani possono e devono essere affinati a lungo.



 


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