Vista notturna del prospetto di Villa IgieaNon è semplice raccontare la due giorni celebrativa de "Le Soste di Ulisse" che si è conclusa lo scorso 21 Novembre 2016 a Villa Igiea, perché tanto è successo e tanto si è ascoltato, odorato, gustato e percepito. E' stata una grande festa che ha messo in moto una macchina organizzativa notevole grazie a Francesco Lauricella, Social Media Manager per "Le Soste di Ulisse" e Vito Giglio, General Manager del Grand Hotel Villa Igiea di Palermo. Abbiamo visto 30 chef all'opera con le loro proposte preparate in diretta e oltre 100 chef dietro le quinte, 22 cantine che hanno presentato i loro vini, le aziende sponsor che hanno messo a disposizione i propri prodotti e offerto servizi per l'evento, 50 sono stati i camerieri che hanno lavorato in sala servendo oltre 10000 pasti alle oltre mille persone presenti fra le quali 120 giornalisti del settore intervenuti per recensire l'evento. Gli allestimenti, gli artisti di strada, i musicisti, ogni elemento è stato curato nel dettaglio per creare un'atmosfera magica nella preziosa cornice di Villa Igiea.
Ciccio Sultano, chef e nuovo presidente delle Soste"Sicilia continente gastronomico" non è stato soltanto una festa, ma anche e forse soprattutto un'occasione importante di confronto e di riflessione. Dopo la prematura scomparsa del presidente dell'associazione, Enrico Briguglio, avvenuta lo scorso anno, è lo chef stellato Ciccio Sultano a ricoprire la presidenza, portando avanti la filosofia che ha portato alla nascita delle Soste, che è quella che, utilizzando le parole dello stesso Briguglio, "rivive proprio nei ristoranti e nelle cantine che offrono al viaggiatore, ieri come oggi, un percorso del gusto nella tradizione del cibo e del vino con le sue diversità da una parte all'altra dell'Isola." La Sicilia vista come continente dunque, con i suoi 25 mila kmq di estensione, capace di esprimersi in produzioni di straordinaria eccellenza e varietà, che ogni giorno gli artigiani del gusto e dell'accoglienza cercano di trasformare in una esperienza che possa regalare momenti di felicità. Oggi più che mai la Sicilia sta diventando sempre più consapevole della propria incredibile ricchezza e assistiamo ad una crescita progressiva nel settore del turismo enogastronomico, grazie anche alla tendenza alla destagionalizzazione, caratteristica che permette di visitare l'isola durante tutto l'anno.
La festa delle Soste nasce tre anni fa come biennale, con l'idea di creare un evento riaggregante fra i suoi membri che ne consolidasse periodicamente gli intenti e che fosse fucina di nuove idee attraverso il confronto e il dialogo. La prima festa si era tenuta a Taormina, al San Domenico Palace Hotel e aveva celebrato i dieci anni dell'associazione. Portare la festa a Palermo per i membri delle Soste è stato motivo di orgoglio, perché segna un riscatto della Sicilia Occidentale dopo un'epoca segnata dai tanti riconoscimenti delle eccellenze presenti nella parte orientale dell'isola.
Massimo Bottura, cher tristellato MichelinChe le Soste stiano dettando il passo a una consapevolezza maggiore delle immense possibilità del nostro territorio è lampante, viceversa un evento di questo tipo non avrebbe assunto tanta importanza, suscitato tanto clamore e curiosità e non avrebbe raccolto i più grandi protagonisti della scena enogastronomica internazionale. Li abbiamo visti i protagonisti, la sala conferenze di Villa Igiea ne era piena durante il dibattito che si è tenuto lunedì. In prima fila c'era Lui, Massimo Bottura, il primo chef al mondo, il visionario e il filosofo, accolto come Steve Jobs alle presentazioni dell'IPhone, invitato a dissertare su cosa dovrebbe fare la Sicilia per promuovere nel mondo cotanta bellezza. È un Bottura animato dalla passione per la nostra terra a parlare, che si chiede come sia possibile che la Sicilia non sia "capitale" europea dell'agricoltura, criticando però il nostro immobilismo imprenditoriale e comunicativo. Nel suo intervento al dibattito ha definito i siciliani "pigri", sostenendo che non riescono, oppure non vogliono raccontarsi al mondo, per una presunta apatica indolenza. Si fa applaudire Bottura, e risulta anche simpatico.
Simonetta Agnello Hornby, scrittriceDopo il dibattito però, le sue parole hanno continuato a rincorrersi nella mia testa, e ho iniziato a chiedermi se quella breve apparizione carica di ramanzine non fosse un immeritato schiaffo, più che una bonaria intenzione di scuoterci dal nostro "torpore". Siamo consapevoli di quel che abbiamo, del nostro mare, dei nostri prodotti, delle nostre tradizioni, tanti sono i siciliani che lottano tutti i giorni per costruire, comunicare, trasmettere. Lunedì mattina il salone di Villa Igiea era pieno di questi siciliani che pigri non lo sono stati mai. Forse c'è un fondo di verità nelle parole di Simonetta Agnello Hornby, che ha imputato la responsabilità di questo nostro essere apparentemente inerti alle tante dominazioni che abbiamo subito nel corso dei secoli e che ci costringevano a non agire per prevenire conseguenze peggiori. Io non so se è davvero così, ma trovo però che la visione di Bottura sia esageratamente semplicistica. Basterebbe forse comunicare al mondo la nostra bellezza per superare le imperfezioni? Oppure tessere rapporti commerciali padroneggiando l'inglese per proiettarci nel futuro? Io non credo che servirebbe a risolvere i problemi reali. Non c'era un solo rappresentante delle istituzioni al dibattito che rispondesse delle strade malridotte, dei musei chiusi, dei fondi per la promozione delle attività culturali che non ci sono o vengono "smarriti per strada" o del perché la pressione fiscale distrugga tante realtà commerciali. Creare "rete" è un modo per sostenersi a vicenda in nome di un obiettivo comune ed è quello che stanno cercando di fare i tanti professionisti che fanno parte delle Soste e che come Bottura credono fermamente nel recupero della biodiversità e della memoria. Le Soste cercano coraggiosamente di sopperire al vergognoso vuoto istituzionale lasciato dalla Regione Siciliana, che non ha nessuna premura di curare le infrastrutture per favorire il turismo o patrocinare eventi importanti in cui vengono celebrati coloro che in questa epoca storica sono ricercatori e custodi dell'identità gastronomica del territorio, di quel "paesaggio masticabile" al quale, secondo Bottura, ci approcciamo con occhio nostalgico.
Foto CucinArtusi.it
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