Il convegno di apertura, moderato da Serena Parrino, dell'azienda di comunicazione Excalibur, è stato aperto dall'autorità cittadina, il Sindaco Vincenzo Cacioppo ha mostrato grande disponibilità alla neonata associazione, concedendo anche l'uso dell'Enoteca Comunale come sede operativa dell'ATI. In un paese il cui territorio annovera ben 9 cantine non poteva mancare il commento di un esperto del vino, infatti, dopo il Sindaco, l'Avv. Filippo Barbiera, delegato
Quali sono gli obiettivi di Terrapietra? Gli intenti dei sette convergono tutti sul marketing di prodotto, sulla biodiversità e sul rispetto della terra, prerequisito fondamentale per ottenere da essa le eccellenze che fanno la differenza in un mercato sempre più massificato e globale. Durante la mia permanenza alla manifestazione non ho però sentito parlare di "gruppo di acquisto", Terrapietra potrebbe acquistare, con quantità che sicuramente consentono ottimi sconti, alcune merci necessarie agli associati, in modo da realizzare economie di scala impossibili da conseguire per dei piccoli produttori quali sono i suoi soci. Ma vediamo più in dettaglio i sette componenti dell'ATI. Uno dei promotori dell'associazione è Nino Alessandro il cui nome evoca, almeno per gli addetti ai lavori, i vini della cantina Alessandro di Camporeale, sicuramente l'azienda più nota del gruppo, chi infatti non conosce il suo sirah chiamato con l'arabo nome di Khaid? Altri promotori dell'associazione e organizzatori della serata sono stati i fratelli Triolo, Gaspare e Rosario provengono da una famiglia che da più di 150 anni coltiva la terra. Essi oggi, con l'azienda Terre di Gratia, operano nel campo del B&B, produzione di vino, olio e delle gelatine di vino, con ottimi risultati anche all'estero. L'Azienda Vitivinicola Candido, invece, si fa forte delle sue piccole produzioni di vino, infatti, solo così si possono gestire in modo attento le uve e quindi poi il vino che da esse deriverà. Remigio Candido, slow winery per eccellenza, ha realizzato una vera e propria "cantina slow", dove sia la raccolta dell'uva che gli affinamenti avvengono lentamente, senza fretta, fuori da ogni logica commerciale e a tutto vantaggio per il prodotto finale. L'Azienda Agricola Valdibella è l'unica cooperativa di Terrapietra, essa prende il nome da una delle valli del comprensorio e produce vino, olio e latte di mandorla in regime biologico. Valdibella ha iniziato anche l'eliminazione dei solfiti cominciando dai suoi Respiro e Ninfa, rispettivamente un Nero d'Avola e un Catarratto. Io ho assaggiato solo quest'ultimo, il Ninfa, e posso garantire che è un vino molto particolare, assolutamente diverso da tutti gli altri catarratti, coi suoi spiccati e inconsueti sentori di... mela verde e la sua piacevole acidità. Unico appunto che posso fare è sulla struttura, un pò debole, ma per molti potrebbe essere un grande pregio poter bere un catarratto un pò più "leggero". Rimane comunque il vino, tra quelli che ho assaggiato, che mi ha colpito di più per originalità e sensazioni che mi ha trasmesso. Porta del Vento, invece, è l'unica azienda associata di proprietà di uno straniero, appartiene infatti ad un... palermitano, Marco Sferlazzo. L'azienda prende il nome dai venti ai quali essa è particolarmente esposta grazie alla sua altitudine e posizione. Mi ha colpito molto il Marquè Perricone, con le sue note calde al naso e la sua sincerità al palato. Dell'azienda vitivinicola Fattorie Azzolino non sono riuscito ad assaggiare nulla, ma in fin dei conti, un buffet in piedi con tanti vini ed una grande confusione e partecipazione di pubblico, non era certo la sede adatta per fare delle delle degustazioni sistematiche, qualcosa può sempre sfuggire. Dulcis in fundo l'Azienda Agricola Francesco Noto che con il suo Verdeolio, è l'unica azienda di Terrapietra che produce solo olio extravergine d'oliva. Purtroppo l'ho potuto degustare solo nei mini panini del buffet, niente bottiglia e bicchierini per approfondire uno degli alimenti che maggiormente apprezzo e preferisco.
Ho già abbondantemente scritto in passato sulle difficoltà che l'associativismo trova in Sicilia, problematiche derivanti principalmente da atavici individualismi, ben antecedenti gli arrivistici tempi moderni. E' ormai assodato che la Sicilia deve approfittare della sua produzione di eccellenze enogastronomiche, soprattutto per il mercato estero, per far ciò le aziende non possono assumere dimensioni particolarmente grandi, quindi l'unico modo per farle emergere sui mercati mondiali è appunto l'associativismo, l'unico mezzo per creare sinergie ed economie di scala. Come è stato detto durante il convegno dal Sindaco di Camporeale: l'unione fa la forza! Frase apparentemente banale ma che rapidamente condensa quello di cui la Sicilia ha per adesso tanto bisogno.
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