Qualche anno fa, l'Azienda Agricola della Masseria ha dovuto scegliere un unico vitigno sul quale puntare tutto ed il Nero d'Avola è stato preferito ad altri. Da esso nasce quel vino straordinario, in affinamento nella mia cantina già da un po', che è il Nero Segreto, polposo rosso vinificato con semplicità, senza arzigogoli e aggiustamenti, ovviamente in biologico, come da certificazione di tutta l'azienda. Pertanto, lo scorso 26 Luglio 2015, in una caldissima Domenica estiva, ho assaggiato i due Aenigma, così li ha chiamati Emanuele Savona, richiamando la loro caratteristica di ambiguità, un rosato ed un bianco, a metà strada con il rosso, che in essi contengono gran parte delle sfumature di un tramonto ammirabile dalla Masseria. Ho iniziato con l'Aenigma Rosato che mi ha subito coinvolto con i profumi di un frutto antico ed ormai introvabile, le sorbe, a metà strada tra la melacotogna matura e quella cotta e caramellata, poi un filo di vaniglia ed infine una prepotente mandorla amara che mi ha condotto fino alla fine del bicchiere. Al palato, sopra un finale alla ciliegia, questo Aenigma ha confermato la sua struttura, nulla di eclatante, ma già trovarla in un rosato è una grande conquista. Per quanto riguarda il bianco, invece, i profumi erano molto diversi, la banana la faceva da padrona, come a voler imporre un'Inzolia che non c'era, poi è arrivata la pesca bianca, varietà montagnola, particolarmente profumata di essenze tropicali, insomma un Nero d'Avola, anche se vinificato in bianco, particolarmente insolito nei profumi e nei sapori. Entrambi i vini erano moderatamente tannici, com'è ovvio che sia in questi casi, ed erano stati imbottigliati nel mese di Maggio, consentendogli così un lungo affinamento in acciaio refrigerato a 7 gradi. Unico appunto che posso fare ai due nuovi nati in casa La Chiusa è quello della mancanza di freschezza, non ho riscontrato quel filo di acidità che li avrebbe resi particolarmente graditi sopra un fritto piuttosto che donargli una maggiore sicurezza nell'affrontare i mesi fino alla prossima annata. Per il resto, una prima uscita molto interessante, ideali compagni di tavola nei pranzi estivi del ristorante annesso alla Masseria. Pochissime le bottiglie prodotte: 3500 di rosato e 6300 di bianco.
Tutti noi sappiamo bene che negli agriturismo, e non solo, mangiare bene è molto difficile, di ciò ho ampiamente parlato in passato in diverse occasioni, pertanto stavolta mi limiterò ad illustrare il mio personalissimo parere sui questi per me nuovi piatti della Masseria, mentre per chi volesse conoscere meglio la storia di questa struttura e gli altri piatti d Alessandro, può leggere tutto in questo link.
Ogni agriturismo che si rispetti deve offrire degli antipasti locali, ma sul serio, non come tanti che propongono il monosapore della della latta che li ha contenuti o dell'olio fritto più vecchio di Noè. In questo caso avevamo le panelline con rosmarino e semi di finocchio, la lonza di maialino disidratata sottovuoto, poi affumicata artigianalmente da Alessandro e servita con cubetti di anguria, gli assaggi di formaggi con la ricotta, la tuma, il cacioricotta alla rucola e la caciotta affumicata del vicino di territorio Salvino Polizzi, noto per l'allevamento della vacca Cinisara; una straordinaria composta di peperoni e peperoncino; il fiore di zucca panato e fritto con una farcia di patate, fagiolini, ricotta, olive, menta e alici; il morbido pomodoro secco ripieno dalle inebrianti note di cannella; le olive nocellara in salamonia, croccanti e piacevolmente amarostiche; infine la caponata di zucchine napoletane con cacao e pistacchi tostati, dall'agrodolce perfettamente equilibrato e con un armonico taglio delle verdure, in accordo alla tipologia di ortaggio impiegato. La vera forza di questa lunga carrellata di antipasti era però la provenienza e quindi la qualità ed i forti sapori delle materie prime di origine vegetale, tutte bio coltivate e appena raccolte nell'azienda agricola della Masseria, cucinate alla perfezione da Alessandro e Stefania. Primi
Un piatto questo, di particolare effetto cromatico, esteticamente controbilanciante l'assenza di tridimensionalità della presentazione in cui la tavolozza marrone formata dai ceci neri era decorata da onde di gialla crema di patate e dai coriandoli di verdure, rosse e verdi. Oltre all'impatto visivo, la composizione si avvaleva anche di una fortissima caratterizzazione aromatica, prodotta dalle erbette della decorazione e dal condimento a base di olio al basilico. Alla Masseria il nero sfila in questa realizzazione con i ceci neri, ma anche in altre occasioni con le lenticchie nere ed il vino chiamato Nero Segreto, prodotto con il Nero d'Avola!
In sostanza, considerando che insieme al datterino erano presenti anche i tenerumi e la loro zucchina (lagenaria), si trattava in verità di una importante rivisitazione della palermitanissima pasta con i tenerumi, ma in versione asciutta, con una bella presentazione a piramide ed impreziosita da una pioggia di cubetti di caciotta. La cosa che mi ha colpito di più ricadeva nell'ambito del mio palato, in cui ho percepito il forte sapore di vegetale tipico della zucchina e delle sue carnose foglie, merito della freschezza? Presumo di si, come al solito i vegetali vengono raccolti dall'orto e subito cucinati. Il dolce sapore dei tenerumi era controbilanciato dal datterino, però un po' troppo acidulo per il mio palato, ma qui ricadiamo nel gradimento soggettivo, infatti era proprio questo l'effetto voluto da Alessandro come egli stesso mi ha poi confermato. Secondi
Rispetto al pranzo del giorno, sono stato raccomandato e quindi in luogo del carrè agli aromi e agli involtini alla siciliana, mi è toccato un particolarissimo bufalo piastrato e poi scaloppato con cottura al sangue. In verità per me è stata una sorpresa poiche sul menu non era segnato, il gusto leggermente dolciastro però mi ha fatto riflette sul tipo di carne che in effetti si è poi rivelato come un morbidissimo bufalo. Per controbilanciare la cromaticità, particolarmente rossa del bufalo, nello stesso piatto faceva la sua bella figura un quadrotto di maialino ripieno di tuma e speck, colorato sulla sua sommità con un intingolo denso di pistacchio tritato. Buonissime le patate al forno e la dolcissima cipolla rossa della Masseria, un contorno irrinunciabile! Dessert
Dopo la frutta di stagione, un bel dolce per accompagnare un caffè ci voleva proprio, intendiamoci, nulla di particolare, ma ditemi, quante cassatelle che non puzzavano di frittura avete trovato nelle vostre escursioni mangerecce o a zonzo nella zona del trapanese? Una ve la posso segnalare io alla Masseria La Chiusa! In conclusione, un pranzo con ingredienti quasi tutti biologici, tranne carni e formaggi, infatti tutti i vegetali e parte della frutta provengono dall'azienda agricola certificata della Masseria, a pochissimi chilometri da Palermo, siamo infatti sulla SS624, scorrimento veloce per Sciacca, tra l'uscita per Piana degli Albanesi e quella di San Giuseppe Jato. Il prezzo, per un menu con doppi primi e secondi, è di soli 25 Euro, vini imbottigliati e acqua di sorgente compresi, costo standard di tanti altri agriturismi che secondo me non meritano certamente tale appellativo.
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