Approfittando del momento di tranquillità, prima dell’arrivo della folla, ho cominciato a fare un giro tra gli stand, per rompere il ghiaccio ho preferito iniziare con Alessandro ed Enzo Ravanà del Ristorante Salmoriglio di Porto Empedocle, è stata una scelta strategica visto che non ho molta esperienza e conoscendo già Alessandro mi sarei sentita più a mio agio. I due fratelli hanno proposto l’intramontabile “sarda a beccafico” ovviamente servite nel classico “coppo”. La ricetta messa a punto dai Ravanà prevede per il ripieno mollica, cipolla maturata (cioè cotta la microonde per renderla più morbida), uva passa, pinoli, salsa di pomodoro e pecorino stagionato (frutto di un piccolo esperimento degli stessi), mentre la panatura viene preparata con uova, mollica e aromi. Spostandomi verso lo stand di Ginger – people&food, un ristorante di Favara che propone piatti della cultura maghrebina ma anche dell’entroterra africano, ho avuto modo di parlare con Giovanni Landro, il quale mi ha illustrato il Nem senegalese, una ricetta che a prima vista mi ha ricordato, per il suo aspetto, il cinese "involtino primavera", esso è preparato con fogli di pasta di riso ripieni di verdure a filetti, spaghetti di riso e spezie, arrotolati come dei grossi sigari e infine fritti, per un risultato croccante dal cuore morbido.
Intanto la gente cominciava ad arrivare e i profumi si facevano via via più intensi, naturalmente non poteva passare inosservato l'odorino della salsiccia arrosto de “l’Oste e il Sacrestano” di Beppe Bonsignore di Licata. La proposta dello chef era costituita da un classico panino con salsiccia, ovviamente rivisitato, da lui battezzato “ricordando le feste di Maggio”, proprio perché è in quel mese che a Licata il panino con salsiccia e cipolla viene venduto per le strade durante la festa del santo patrono, in questo caso era accompagnato con cipolla rossa di Tropea caramellata con zucchero di canna e guarnito con un sugo di salsiccia e patate, ricetta personale dello chef. La pizza fritta è invece stata la proposta di Giuseppe Patti, titolare del ristorante SardaSalata di Licata. Si tratta di una specialità di pizza tipica di quella città, la “casereccia”, che per l’occasione è stata proposta in versione fritta dal pizzaiolo Gianluca Graci. Durante la preparazione, la base della pizza, dopo essere stata fritta, viene asciugata dall’eccesso di olio e condita con salsa di pomodoro datterino, in questo caso biologico prodotto dalla locale Azienda Agricola Natural Exotic, olive nere, Ragusano Di grande rilievo, la presenza all’evento del ristorante “L’uovo di seppia” dello chef stellato Pino Cuttaia, che ahimè non ho avuto modo di incontrare. Cuttaia ha portato il classico “muffulettu con sgombro e ragusano”, che purtroppo non sono riuscita ad apprezzare per i numerosi assaggi precedenti!
Ero giunta quasi alla fine del mio gustoso tour tra gli stand, mi restava da visitare solo l’Oasi Beach di Licata, ma una fila interminabile mi aveva scoraggiato, così mi sono infiltrata nella parte posteriore, in modo da poter parlare con Giovanni Morello, uno dei titolari del locale. Dalle friggitrici arrivava un odore inebriante per chi come me ama la frittura di pesce. Lo staff del ristorante ha proposto la versione licatese del fish&chips, una frittura di paranza preparata con gambero bianco, totani, calamari, acciughe, triglie e merluzzetti, tutti di provenienza locale, accompagnata da patatine fritte e ketchup di produzione propria con pomodori datterini. Dopo il fish&chips era prevista la preparazione anche della pasta con sugo di polpo di roccia. Alla serata era presente anche una delegazione di studenti dell’Istituto Alberghiero Re Capriata di Licata, i quali hanno addolcito i presenti con l’immancabile cannolo siciliano, mentre ad “annegare” tutto questo ben di Dio, hanno contribuito egregiamente i vini dell’Azienda Agricola G. Milazzo di Campobello di Licata.
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