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Personalmente il primo evento al quale ho partecipato è stato il viaggio-degustazione tra le Eccellenze Siciliane promosso dal Consorzio Pantelleria Il successivo evento al quale ho partecipato, anche con un pizzico d'orgoglio in quanto dipendente UniPa, è stata la degustazione guidata con i vini sperimentali dell'Università di Palermo dal titolo "Il Catarratto: flavour e longevità grazie alla selezione di lieviti non-convenzionali" curata dal Prof. Nicola Francesca. È stato un momento oltremodo piacevole anche per il prezioso connubio vino-scienza esposto in maniera semplice ma puntuale dal Prof. Francesca. La selezione ha compreso cinque vini di Catarratto, prodotti nella Valle dello Jato, ed è parte di un grande progetto che vede impegnata l'Università di Palermo nel rendere quanto più longevo possibile tale vino. La scelta proprio di tale vitigno è stata dovuta principalmente alla sua diffusione visto che è il più abbondante in Sicilia ed il secondo per abbondanza in Italia. La degustazione si è aperta con un Honey del 2019 in cui spiccava la sua mineralità (che ricordiamo essere diversa dalla sapidità del vino dovuta proprio alla quantità di sali disciolti). Il colore paglierino pallido si accostava perfettamente alla sensazione di freschezza leggermente acida dovuta alla sua giovanissima età. Il secondo vino proposto è stato un S-Malo anch'esso del 2019. La sua caratteristica produttiva principale è la fermentazione malolattica alla quale è stato sottoposto. La malolattica è una "disacidificazione" naturale ad opera dei batteri, in cui l'acido malico viene trasformato in acido lattico ed anidride carbonica. In questo modo diminuisce la sensazione di acidità del vino in quanto l'acido lattico è percepito meno acre del suo precursore malico; il risultato è quindi un vino più delicato e morbido ma comunque con carattere. A seguire lo stesso S-Malo ma vendemmia 2018; sebbene di un solo anno, la percezione di un vino più maturo è evidente: il colore tende ad un giallo più inteso e il bouquet di sentori percepito è più ampio. La componente fruttata è sempre la dominante ma diventano più spiccate note floreali e dolciastre. Il quarto vino proposto, l'M-20 del 2018, è anch'esso il frutto di un esperimento del gruppo di ricerca del Prof. Francesca. È stato lavorato, infatti, come un rosso ponendo, nello specifico, il mosto a contatto con le bucce per ben 72 giorni, dilatando cioè il normale tempo di contatto fino a circa 3 volte. Il risultato è un vino corposo, per nulla acidulo, in cui diventano ancora più marcati i sentori freschi e speziati tipici del Catarratto. Infine la degustazione si è chiusa con un "giovane", cioè l'M-20 di produzione del 2019. Di questo vino si percepiscono all'olfatto ed al gusto tutte le potenziali caratteristiche che, con qualche anno di invecchiamento, lo porteranno a divenire un gran vino, sebbene in questa fase prevalga ancora il suo carattere giovane e pungente. Per concludere il Prof. Francesca ed il suo gruppo hanno dimostrato sapientemente come un "semplice" Catarratto, dopo attente e minuziose ricerche di tipo scientifico, sapientemente ed opportunamente lavorato, può divenire un ottimo vino longevo in cui brillino le peculiarità di un vitigno che porta dentro di sé tutti i profumi della Sicilia. Collegato alla manifestazione si svolto anche un concorso enologico la cui classifica è stata la seguente: ROSSO GUSTO DIVINO BIANCO GUSTO DIVINO SPUMANTE GUSTO DIVINO PREMIO ETICHETTA DIVINO FESTIVAL MENZIONE SPECIALE GUSTO DIVINO GioNas
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