Il primo piatto che ho assaggiato mi ha particolarmente sorpreso per l'armonia del suo gusto e per la cura impiegata nella preparazione. Le tagliatelle impiegate erano state rigorosamente prodotte in proprio con un blend di farina di rimacino e di carrube, risultando così di colore nero, ma senza mostrare nessuna particolare dolcezza, pertanto esse si mescolavano superbamente con il ragù bianco del condimento, preparato con un soffritto di classiche verdure con la leggera predominanza della carota, e maialino nero. Di questo piatto, suggerito in cucina da Rosalia, ho apprezzato particolarmente tre cose: la perfetta sfumata del vino che invece di solito lascia le sue tracce acidule particolarmente fastidiose, la mirepoix di carne e verdure che essendo molto piccola consentiva alla pasta di amalgamarsi bene con il condimento, infine anche il delicato sapore di brodo vegetale, probabilmente formatosi durante la cottura del ragù con le verdure, la croccantezza era infine garantita da una cascata di pistacchi e mandorle tostate. In definitiva, un piatto eccellente, particolarmente interessante, ben suggerito da Rosalia e ben realizzato da Maria. Come già detto in precedenza, oltre a qualche piatto nuovo si possono ancora gustare i cavalli di battaglia della Z'Alia, come ad esempio la pasta ripiena con in testa a tutti i "Ravioli ai funghi porcini".
Poi è stata la volta della grigliata di carni che comprendevano: involtino alla siciliana in versione rustica con gli ingredienti tagliati in modo più grossolano, salsiccia mista di maiale e vitello locale, mangia e bevi casalingo con pancetta e scalogno particolarmente carnoso, pancetta locale, controfiletto irlandese, agnello francese e picanha brasiliana, un particolare taglio di carne a forma triangolare assimilabile al nostro codone, copertina dello scamone o punta di sottofesa, spesso impiegato in Italia per bolliti, brasati, roast-beef o scaloppine. Qualcuno però, a questa notizia potrebbe inorridire, poichè in mezzo a tanto km zero e pasta fatta in casa, compaiono delle carni estere, personalmente però, a parte la particolare passione di Giuseppe Brusca, non mi sento proprio di criticare questa sua scelta, poichè purtroppo, non dobbiamo dimenticare che alle nostre latitudini la frollatura delle carni è totalmente sconosciuta e difficilissima da far comprendere agli operatori del settore macelleria e quindi, rivolgersi a carni che provengono da così lontano spesso è un'ottima soluzione al problema nonchè alla reperibilità costante del prodotto. Le carni siciliane non hanno nulla da invidiare a quelle americane, argentine o altro, ma non sono minimamente frollate, quando va bene si arriva a 7 giorni, La marinatura, su idea di Giuseppe, viene effettuata a secco e per molte ore con rosmarino, alloro e pepe in grani freschi, abbinati a delle altre erbe secche, interessante metodo che funziona molto bene. Tornando al territorio ed alla passione carnivora di Giuseppe, essendoci in zona aziende che producono ottime carni, suggerisco a quest'ultimo almeno di tentare di convincere il macellaio locale che assorbe le Cinisare dell'Azienda Agricola Biologica Valle del Feotto di Calogera Brusca, a far frollare queste, possibilmente per 15 - 20 giorni, con lo scopo di offrire un'alternativa a km zero alle irlandesi e alle brasiliane. Mi offro volontario per perorare questa causa, se necessario anche eseguendo un confronto diretto tra i prodotti su questo sito web. Il contorno offerto con le carni era anch'esso grigliato e comprendeva patate affettate con buccia, melanzane, zucchine genovesi e radicchio. La patata era forse un po' troppo al dente, parafrasando la cottura della carne si potrebbe definire una patata "al sangue"! In compenso però, il valore del suo indice glicemico doveva essere rimasto molto basso, essendo un tubero che lo ha già alto di suo e che inoltre viene influenzato verso l'alto dal prolungamento dei tempi di cottura.
Sul dessert la Trattoria Z'Alia ha scelto il dolce casalingo, mettendo a frutto l'esperienza di Anna mamma di Giuseppe Brusca, infatti, spesso è possibile trovare la "Crostata di fichi e noci", la "Cassata al forno" o la "Pignoccata" di Maria, suocera di Giuseppe. Mentre invece, il dolce del locale è il "cannolo scomposto" che però presto spero assumerà il nome di "Fiore di cannolo", come da me suggerito, o meglio "Fiore di ricotta", come rilanciato da Giuseppe, al fine di distinguersi dagli altri e per valorizzare il lavoro estetico ideato da Rosalia. La parola ricotta però sappiamo bene che oggi è sempre più critica, poichè l'epoca "fast" che stiamo attraversando, mal si coniuga con questo prodotto caseario, invece da Z'Alia ne ho trovata una prodotta all'antica, senza fretta, preparata a San Giuseppe Jato con latte di pecora Belicina e lacciata (il siero rimasto dalla caseificazione) di vacca Cinisara, due razze fortemente ancorate a quel territorio.
ATTENZIONE: l'attività di recensione è svolta a titolo completamente gratuito, la selezione delle aziende da recensire è effettuata tramite personale scoperta o anche su segnalazione di terzi e si pone l'obiettivo di far risaltare e promuovere coloro che si impegnano più di altri nell'offrire un prodotto alimentare genuino e/o salutare. Per salvaguardare questa indipendenza puoi contribuire seguendomi sui social o tramite Paypal. Valutazione CucinArtusi.it in "artusini":Schede e indirizzi utili:Tags: |