L'Agriturismo Serra Moneta è gestito da Pier Paolo Puleo, figlio di Ignazio, amante della natura e del buon cibo, con l'aiuto del padre in cucina, così non si può certamente sbagliare, ma vediamo perchè. Ignazio ha iniziato con la gavetta più dura a soli 14 anni, scalando così la gerarchia di cucina, dopo aver lavorato in Germania è tornato nella sua Quisquina e appena ventenne ha aperto l'Acquarius, dal nome del suo segno zodiacale, diventando poi anche sommelier. Il menu di Ignazio non si è smentito, sembrava proprio di mangiare a casa di una famiglia contadina, infatti tutto era stato preparato quella mattina stessa con ingredienti recuperati nelle immediate vicinanze dell'agriturismo realizzando quella rara cucina a km zero tanta citata, di casa anche al Ristorante Acquarius, ma che non sempre si trova in questo tipo di strutture, ottima compensazione per la mancanza di produzione interna a Serra Moneta, oggi pero' consentita dalla legge del settore, questa è la prova che si può fare cucina agrituristica e genuina in tutte le condizioni, basta volerlo.
Come è facile immaginare, il punto forte del menu era costituito dagli antipasti, ed ecco che davanti al mio palato è sfilata un'equilibratissima caponata, una finissima ricotta di pecora e capra, le polpettine di vitello in agrodolce, le zucchine e i peperoni ripieni, la melanzana al forno, pecorino locale, una straordinaria trippa ed infine le mitiche melanzane "abbuttunate" cioè imbottite con aglio, basilico e formaggio fresco e cotte nella salsa di pomodoro, analoghe a quelle palermitane chiamate "ammuttunate" con aglio, menta e caciocavallo.
Gli assaggini di pasta erano costituiti da due cavalli di battaglia dell'Acquarius, le pennette con zucchine e speck, un bel revival anni '80 in salsa contadina, e poi la calamarata al ragù bianco, che personalmente definirei come "cannelloni bianchi scomposti". Infatti la finezza del ragù bianco preparato con una tecnica lunga ben due giorni, tra brodo e carne, ricordava tanto il ripieno dei cannelloni, mentre invece di essere dentro la calamarata era stato deposto al di sopra: caro Ignazio, qui le cose sono due, o gli cambi nome o li fai diventare cannelloni veri!
Non poteva mancare l'arrosto di "castagneddu", così in zona viene chiamato l'agnello all'inizio del suo svezzamento, subito dopo la lattazione al suo superamento di circa 12 chilogrammi di peso. Alla Quisquina eccelle anche la salsiccia di maiale, infatti anche quella di Ignazio non si smentiva, inoltre essa era condita alla palermitana con semi di finocchio, sale e pepe.
In chiusura, cassatella con ricotta in stile trapanese e ovviamente frutta appena raccolta, mancavano le ciliege, è vero, ma forse perchè ne avevo fatto una scorpacciata quella mattina direttamente dall'albero!
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