Ricordo bene, in quei ruggenti anni '70, quando ero ancora adolescente ed il mio approccio con il vino era acerbo almeno quanto lo ero io, già allora Rapitalà era sinonimo di vino di qualità. In quel periodo i francesi erano all'avanguardia e predominavano nel mondo della vite, al contrario, le cantine siciliane che imbottigliavano, erano pochissime; a quei tempi, infatti, la quasi totalità del vino prodotto nell'isola veniva venduto sfuso, spesso era destinato a tagliare proprio i blend francesi. Ma nel 1968, un ex ufficiale della marina francese, il Conte Hugues Bernard de la Gatinais, sposa un'esponente di una importante famiglia siciliana, Gigi Guarrasi, la nuova famiglia si stabilisce sin da subito a metà strada, tra l'attuale Doc Monreale e la Doc Alcamo, dove ricostruisce una cantina danneggiata dal terremoto del Belìce e impianta, novità assoluta per l'epoca, i primi vitigni francesi in una delle zone siciliane di elezione della vite. Il vino di Rapitalà finisce in bottiglia e prende sin da subito i connotati di qualità che mantiene tutt'oggi. Queste alcune delle tecnologie applicate ed emerse durante il giro in cantina effettuato con l'enologo Silvio Centonze, ma un'altra cosa mi ha colpito, ed è stato l'ordine e la pulizia che regna nei filari dove, il lavoro dell'agronomo Ignazio Arena, è chiaro ed inequivocabile: trattare con rispetto le piante, è risaputo, conduce ad una migliore qualità dei loro frutti, e le vigne di Rapitalà mi sono sembrate molto amate da coloro che curano i 225 ettari di proprietà della cantina. Lo Chardonnay Grand Cru è stato degustato in due versioni, quella appena uscita dalla botte, al termine della sua fermentazione, con la sua fortissima mela verde e banana che hanno invaso il mio naso, tanto acerbo quanto foriero di un ottimo futuro, e l'annata 2008 dello stesso, già pronto per la commercializzazione, e qui un'altra sorpresa, il package serio ed austero, espriveva infatti la nobiltà del casato ma deviava sul reale contenuto della bottiglia, infatti, al naso, riecco la mela verde, più pacata stavolta, ma anche la mandorla, sempre verde, infine il legno, non eccessivamente presente, permetteva il godimento del bouquet, in bocca è risultato piacevolmente morbido con un contrastante finale acido. Insomma, un vino fresco, invogliante, tutto il contrario della sua austera e seriosa immagine. Mi piacerebbe fare una verticale con annate diverse per testare la sua evoluzione nel tempo, chissà che sorprese ! L'evento è stato impreziosito dall'esibizione degli artisti del Teatro Ditirammu, la cui coreografia ha accolto i quasi 200 invitati; con il "Gruppo Folk Gurafo" di Petralia Soprana, che su una delle colline più alte della tenuta si è esibito nel propiziatorio "ballo della cordella"; infine con la partecipazione della bravissima violinista lituana Saule Kilaite, che ha intrattenuto i presenti durante quasi tutta la serata. Dopo un non entusiasmante buffet di Donì, come spesso capita coi catering a scatola chiusa, ecco una piacevole sorpresa: la torta del ventesimmo compleanno del Grand Cru era stata realizzata da Salvatore Capello, pasticciere al top della classifica siciliana, la torta di compleanno era inoltre accompagnata dalla sua famosa "sette veli" e da una mousse al pistacchio di Bronte, peccato che ormai ero stra-sazio ! Per chi non lo sapesse, io sono un inguaribile fanatico delle vendemmie tardive, e pensare che non mi piacciono le note dolci, vai a capire il mio palato, e in chiusura di serata ho avuto la possibilità di assaggiare quella di Rapitalà, potevo mai farmela scappare ? Sauvignon e catarratto, due vitigni così lontani per cultura, profumi e territori ma che, all'interno di una bottiglia, hanno espresso un piacevole connubio di profumi, tostati e a tratti pungenti, si perchè, bisogna ricordare, che tale vendemmia tardiva è una delle rarissime siciliane a sviluppare la cosiddetta muffa nobile, la quale conferisce delle caratteristiche particolari alle uve, quest'ultima si forma sugli acini solo in determinate condizioni di umidità ed è chiamata, in gergo tecnico, "Botrytis cinerea". Anche qui riecco alcuni profumi che richiamano i Sauternes francesi. Il "Rendes-vous Rapitalà", oltre che una piacevole festa di compleanno, per me è stata un'occasione sia per incontrare importanti esponenti del mondo del vino, che di ritrovarne di ben conosciuti come Franco Picone, Nino Aiello o l'ex collega Franco Anselmo, ma mi ha anche stimolato ad approfondire tecniche del mondo vitivinicolo per me nuove o delle quali avevo solo sentito parlare.
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